
Osteopatia e ortodonzia
L'osteopatia si fonda sul principio di unità tra struttura e funzione e, il sistema stomatognatico, non fa eccezione a questo concetto considerando, non solo, le componenti orali (denti, gengive, osso mascellare e mandibola, articolazione temporo-mandibolare, ghiandole salivari, tessuti neuro-muscolari e mucose orali), ma tutte le molteplici funzioni ossia masticazione, deglutizione, fonazione, respirazione e funzione cognitivo-emotiva. L'idea portante è che tutte le parti del corpo sono strettamente correlate pertanto la bocca, con le sue componenti, non è separata dal resto del corpo e, i cambiamenti o le problematiche riferibili a queste zone, influenzeranno l'intero corpo e viceversa.
L'osteopatia considera, ed esami strumentali lo hanno dimostrato, che in ogni parte del cranio in cui le ossa vengono a contatto vi è possibilità di movimento; dunque le ossa della faccia, come le altre nel resto del cranio, sono libere di muoversi in maniera ritmica e millimetrica. Questo movimento tra le ossa è importante e se viene alterato può innescare reazioni meccaniche sulla sfera buccale portando, nel tempo, deviazioni anomale sui singoli denti (lateralità , torsione,...) e a sviluppare malocclusioni dentali (errata chiusura delle arcate dentali). L'allineamento corretto dei denti dipende dalla relazione anatomica corretta tra l'osso mascellare superiormente e la mandibola inferiormente. Ottenere dei cambiamenti nell'allineamento dei denti richiede modificazioni nella relazione tra osso mascellare e mandibola, ma anche nella relazione complessa tra questi due con le altre ossa del viso e del cranio. Se la posizione dei denti è scorretta, a causa di una restrizione di mobilità sulle ossa del cranio, l'osteopata può intervenire e, restituendo la mobilità necessaria a queste, cercare di migliorare e regolare le forze risultanti sui denti costituendo un aiuto necessario all'intervento dell'ortodonzista; pertanto la correzione della malocclusione avverrà in maniera combinata. L'osteopata si occuperà di liberare, mediante l'utilizzo esclusivo di manipolazioni dolci e non invasive, le articolazioni del cranio che risulteranno rigide e l'odontoiatria sceglierà i mezzi terapeutici più adatti al tipo di malocclusione e al contempo meno traumatici per il sistema stomatognatico. Equilibrare il movimento fisiologico del cranio, prima che l'ortodonzista inizi il lavoro, renderà le strutture del cranio più rilasciate e meno resistenti alla correzione ortodontica; tutto ciò aiuterà il paziente, sia esso bambino o adulto, a sopportare meglio l'apparecchio ortodontico, ad accorciare il tempo di utilizzo dello stesso e a renderlo più efficace grazie al bilanciamento tra struttura e funzione. Va inoltre segnalato che, nel caso in cui a monte vi sia un problema sulle articolazioni del cranio, un esclusivo intervento dell'ortodonzista potrebbe non ottenere i risultati sperati o non mantenere quelli raggiunti per cui, una volta rimosso l'apparecchio, si andrebbe incontro inevitabilmente ad un ritorno della problematica.
Durante la correzione ortodontica è frequente che sia compromessa la normale mobilità delle ossa del cranio e questo può indurre a problematiche sull'intero corpo quali cefalee, letargia persistente, fatica, irritabilità , mancanza di concentrazione, click articolare, torcicollo, disturbi gastro-intestinali, tensioni muscolo-scheletriche. L'entità di tale disturbo dipende dal tipo di apparecchio usato e dalla capacità del paziente di tollerare le modificazioni da esso apportate. Diventa pertanto fondamentale, in collaborazione con l'ortodonzista, verificare cosa succede quando viene applicato un apparecchio o lo si modifica, se la postura di chi lo indossa cambia in positivo o negativo, parametro fondamentale soprattutto nei giovane pazienti; è per questo consigliabile programmare un trattamento osteopatico entro i primi giorni dopo aver ottenuto l'apparecchio o dopo che è stato modificato. Se il soggetto non ha alcun dolore, o complicazione, e se la mobilità cranica mantiene una buona simmetria e vitalità , non sono necessari ulteriori interventi ravvicinati da parte dell'osteopata ma se, al contrario, insorgessero problemi di salute, come quelli sopra descritti, è indicato il trattamento osteopatico.
Esistono poi altre situazioni in cui l'osteopata può intervenire a seguito del lavoro del dentista come negli esiti di estrazioni dentarie, in quanto la forza usata per estrarre un dente spesso viene trasmessa tramite le articolazioni alle ossa del volto causando un blocco o una alterazione al loro naturale movimento. Un'altra condizione, nella quale il lavoro dell'osteopata può risultare indicato, è nel caso di installazione di un ponte tra i due incisivi superiori che, limitando il movimento fisiologico dell'osso mascellare, crea uno stress sull'intera mobilità del cranio con inevitabili squilibri sul resto del corpo.
In virtù di quanto sopra descritto, diventa importante la collaborazione tra osteopata e dentista, nel reciproco rispetto delle competenze per cui, d'innanzi ad un lavoro ortodontico, si consiglia di abbinare al dentista i trattamenti dell'Osteopata. Oggi sempre più dentisti riconoscono l'importanza del trattamento osteopatico come parte integrante della correzione ortodontica e del mantenimento di un buono stato di salute.
