Lesioni muscolari: cause e come rimediare
- Dott. Corrado Li Gioi
- 24 gen 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 10 apr 2021
Le lesioni muscolari rappresentano un infortunio molto frequente nella pratica sportiva con un tasso di incidenza compreso fra il 10% e il 55% (Jarvinen, 1997).
Le lesioni muscolari possono essere causate da un trauma diretto, proprio degli sport da contatto (basket, calcio o rugby), o da un trauma indiretto, proprio degli sport individuali (tennis, atletica leggera).
In rapporto alla violenza del trauma, negli sport da contatto, la forza agisce sul muscolo comprimendolo contro i piani più profondi provocando un danno che può variare dalla semplice contusione fino alla rottura del ventre muscolare.
Nel trauma indiretto, si può invece ipotizzare una disfunzione neuro-muscolare data un improvviso allungamento passivo del muscolo per effetto di una forza di trazione applicata durante la fase di contrazione o, può essere causata, da una contrazione molto rapida ventre muscolare.
Le lesioni muscolari possono distinguersi in elongazione, distrazione o strappo con una gravità classificata in base a tre gradi:
· Lesione di I grado dettata da uno stiramento dell’unità muscolo-tendinea con rottura di poche fibre muscolari.
· Lesioni di II grado con rottura di un discreto quantitativo di fibre muscolari ma senza lesione completa dell’unità muscolo-tendinea.
· Lesione di III grado con rottura massiva o totale del capo muscolare.
Un infortunio che interessa un muscolo produce segni e sintomi abbastanza riconoscibili. In caso di trauma diretto il dolore, praticamente immediato, si accompagna alla comparsa di arrossamento che nei giorni successivi diventa ecchimosi o ematoma con un colore che da scuro, presente nei primi giorni, tenderà a schiarirsi fino a scomparire nell’arco di 7/10 giorni. La rottura dei capillari sottocutanei produce infatti una fuoriuscita dei globuli sanguigni che, ormai inutilizzabili, vengono successivamente riassorbiti.
In relazione all’entità del trauma e all’area muscolare coinvolta, la limitazione funzionale di un distretto, o addirittura di un arto, verrà recuperata nelle settimane seguenti in maniera completa e spontanea. Per ottimizzare il recupero, in termini di tempo e qualità, sarà però necessario affidarsi alle cure di mani competenti ed esperte quali fisioterapista e osteopata. Solo nei casi più gravi l’emorragia, provocata dal trauma, può comportare un intervento chirurgico.
Nelle lesioni muscolari da trauma indiretto, i sintomi e i segni clinici variano con l’entità del danno riportato. Si distinguono infatti lesioni minime, definite contratture, che il paziente avverte, dopo lo sforzo, come un irrigidimento di una piccola regione muscolare (solitamente riconducibile alle zone del polpaccio o della coscia) senza nessun segno clinico.
In caso di un eccessivo allungamento del capo muscolare, durante uno sforzo o un gesto atletico, lo sportivo può avvertire un dolore trafittivo che spesso gli impedisce di proseguire l’attività sportiva; in questo caso si parla di stiramento.
Nei casi più gravi, ad esempio uno strappo muscolare, il dolore immediato nella zona interessata si associa a gonfiore e limitazione funzionale. Nelle 48 ore successive, nel punto dello strappo, si apprezza una depressione cutanea locale e la formazione di ematoma a valle della lesione che si riassorbirà solo in una decina di giorni.
I fattori di rischio predisponenti, ad una lesione muscolare, sono rappresentati da una carenza di allenamento, da affaticamento muscolare, da uno squilibrio tra muscoli agonisti ed antagonisti (condizione da associare a problemi posturali che rappresentano ancora una causa troppo sottovalutata ma che, in realtà, costituiscono un fattore dominante per l’insorgenza di questa tipologia di infortunio), dall’età, da situazioni climatiche (freddo) o da condizioni ambientali (terreno di gioco).
Se durante l’attività fisica si avvertono sintomi riconducibili ad una lesione muscolare, il primo intervento consiste nell’attuazione del protocollo RICE (Rest Ice Compression Elevation) che sta per riposo, ghiaccio, compressione (con bendaggio) ed elevazione dell’arto. Lo scopo del protocollo è ridurre il più possibile il danno e la comparsa di edema o di ematoma.
È fondamentale, pertanto, rivolgersi ad uno specialista perché la terapia cambia radicalmente a seconda della lesione che può essere valutata attraverso esame ecografico. Solo in base ai risultati degli esami diagnostici, lo specialista potrà indicare un percorso di recupero ottimale.
A causa della rottura delle fibre, nel muscolo, verrà a crearsi del tessuto cicatriziale e l’obiettivo di un corretto approccio riabilitativo sarà rendere questo tessuto quanto più possibile simile a quello muscolare in termini di elasticità; in questo modo si ridurrà il rischio di recidive.
I tempi di recupero indicativi sono i seguenti:
strappo di primo grado: 20-30 giorni;
strappo di secondo grado: 30-45 giorni;
strappo di terzo grado: oltre 45 giorni.
Durante la riabilitazione, è molto importante la presenza di un osteopata che sarà in grado di promuovere e favorire, in termini di tempo e qualità, il recupero funzionale dello sportivo.
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